-    Quali saranno i miei compiti, adesso ? – domandò l’androide con espressione dubbiosa.

Sarton e Fastolfe si guardarono e poi quest’ultimo rispose:

-    Tu appartieni a me, Daneel. Per i prossimi giorni, comunque, non avrai incarichi precisi perché ti dovremo sottoporre ad ulteriori test, sia reattivi che dinamici, per fugare ogni dubbio sul tuo perfetto funzionamento. Io ed il dottor Sarton, inoltre, abbiamo intenzione, tra qualche tempo, di recarci a Spacetown, sulla Terra, ed è mia volontà portarti con noi affinché tu possa confrontarti con stili di vita diversi dai quali solitamente tu vivrai. Essendo comunque stato attivato in maniera definitiva non ti lascerò certo qui da solo nel laboratorio, già da questa sera verrai a risiedere nella mia abitazione.

-    Bene. – intervenne Sarton sfregandosi le mani. – Credo che per oggi abbiamo terminato.

-    Certo, e possiamo ritenerci anche soddisfatti. Seguici Daneel.

Daneel si accodò ai due uomini e mentre si dirigeva verso l’uscita non potè fare a meno di notare una figura umana distesa su di un altro letto e coperta con un lenzuolo.

-    Chi è ? – chiese al dottor Sarton che lo precedeva.

-    Quello ? – rispose indicandolo. - Oh, quello è Jander Panell, il secondo robot umanoide che stiamo costruendo, ma tuttora non è ancora completo.

-    Jander Panell ? – rifletté Daneel. – Se lui ha un secondo nome credo che dovrei averlo anche io ?

-    Ma certo, ed è Oliwav. Il tuo nome completo è Daneel Oliwav.

Mentre i due scienziati di avviarono verso l’uscita Daneel contemplò per qualche secondo la sua immagine riflessa su uno specchio, completamente ignaro del ruolo che il destino gli avrebbe riservato nei secoli a venire e dell’impatto che la sua esistenza avrebbe avuto in quell’universo isola che gli uomini chiamavano ‘galassia’.

 

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